domenica 27 gennaio 2013

Che ne è stato dello spread?

Lo spread, il famigerato spread, che cominciò a "schizzare" improvvisamente sui grafici e fu assunto, con un atto di fede, a misura e giustificazione della povertà e delle ingiustizie sociali che un Governo di autodefiniti tecnocrati avrebbe imposto, senza colpo ferire, alle classi subordinate di questo paese, per infrangersi sulle leggi anticorruzione, è diventato inerte e non se ne parla più. E' basso, stabilmente basso e immobile, pur col Governo paralizzato nelle sue intenzioni ed in presenza di polemiche roventi e scandali continui che, mi dispiace doverlo ammettere, sembrano proprio venire alla luce in coincidenza con il prevalere nei sondaggi di questo o di quello e contribuire ad aumentare l'incertezza "bipolare", favorendo un ripiegare su un centrismo monastico e clientelare. Eppure, l'abortita politica di "risanamento" dovrebbe provocare la virtuosa reazione dei mercati che non dovrebbero subordinarsi alle intemperanze politiche. Pare, invece, che non sia così. Certamente, lo spread tornerà a condizionare i risultati delle elezioni e le trattative per la formazione del nuovo Governo, sostituendosi al "popolo sovrano" e confermando l'imposizione della anonima ( o non dichiarata ) sovranità limitata finanziaria.

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