sabato 23 giugno 2012

Seconda Repubblica in demolizione.

Dopo l'accantonamento di Berlusconi, che cerca di (r)aggirare l'ostacolo, la seconda Repubblica è in demolizione. Anche Napolitano è stato intercettato, non direttamente, ma perché raccoglieva le chiamate di quel vecchio arnese del notabilato democristiano di Nicola Mancino, che gli chiedeva soccorso istituzionale perchè si era prestato a trattare con la mafia, dopo gli attentati del 1992-1993, dai quali era scaturita la cosiddetta seconda Repubblica, all'interno dei cui confini, si erano riposizionati gli stessi figuri superstiti della prima. Roberto Formigoni, il Governatore "cummenda", continua a ripetere, come un disco rotto, che non si dimetterà. Prima o poi, lo farà. Da qualche tempo, fremono i nuovi tribuni, ai quali i cittadini offrono il loro sostegno, nella speranza che riescano a scacciare gli impresentabili catenacci di una corruzione generazionale, la magistratura ritorna protagonista e martella gli istituzionali indagati. La difesa ribalta le accuse proprio sulle "scheggie impazzite della magistratura", per poi correggersi, attribuendo loro la volontà di conservare i privilegi accordati dopo che troppi giudici erano caduti, colpiti dal terrorismo. Ci si è meno scandalizzati - si osservi - per i tanti uccisi dalla mafia. Se mai esistessero o fossero esistiti, apparati giudiziari non indipendenti o strumentalmente faziosi, è esame che andrà, eventualmente, rimandato a dopo la sostituzione completa di questa inamovibile gerontocrazia politica ed anche dei suoi pupillari nipoti. Le sentenze hanno il pregio di essere scritte, motivate e pubbliche. Possono essere sbagliate o anche disoneste: se così, restano, per così dire agli atti. L'Europa - sarà anche quella dei poteri forti - preme ai confini e forza, senza complimenti, consolidate abitudini di privilegio e impunità. Dato che, da sole, non accetteranno mai di "purificarsi", come dice la Merkel, vanno, con giustizia e implacabilità, persguite e rese note. La democrazia è questo.

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