martedì 26 giugno 2012

Moralità e potere. La carità.

La carità è un modo di mantenere la gerarchia, non di sovvertirla. Le metafore con le quali i Padri della Chiesa si districano fra contenuti commerciali ed argomenti spirituali, quali il debito, servono in definitiva a sottolineare che il ricco non deve niente al povero che lo supplica, proprio come Dio non è costretto "legalmente" a salvare l'anima di chiunque sfami un mendicante. Il debito si risolve in pura gerarchia ( da cui l'espressione il Signore ), in cui persone fondamentalmente diverse si rendono dei servigi altrettanto differenti. I teologi, nel tempo, confermano questa interpretazione: Scrive San Tommaso d'Aquino: " gli esseri umani vivono nel tempo, quindi è ragionevole considerare il peccato come un debito nei confronti di Dio. Ma Dio vive al di fuori del tempo e, per definizione, non può dovere niente a nessuno. Quindi, la sua Grazia può essere solo un dono, concesso senza alcun obbligo". Queste considerazioni, a loro volta, forniscono una risposta alla domamnda: che cosa i Padri della Chiesa stavano veramente chiedendo di fare ai ricchi? La Chiesa si opponeva all'usura, ma aveva ben poco da dire sulle relazioni di dipendenza feudale, nelle quali il ricco è caritatevole e il povero sottoposto mostra la sua gratitudine in svariati modi. Quando questo tipo di arrangiamenti divenne comune nell'Occidente cristiano, la Chiesa non mosse obiezioni significative. Gli schiavi per debiti di un tempo, furono gradualmente trasformati in servi e in vassalli. Sotto alcuni aspetti, le due relazioni non erano così diverse, poiché, in teoria, il vassallaggio è una relazione contrattuale volontaria. proprio come i cristiani devono poter ecegliere "liberamente" di sottomettersi al "Signore", così i vassalli decidono di diventare l'uomo di qualcun altro. Tutto questo sembra perfettamente il linea con il Cristianesimo.

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