lunedì 25 giugno 2012

Efficienza nell'erogazione dei servizi sociali.

L'Emilia Romagna è considerata una delle regioni più efficienti nell'erogare servizi di sostegno, i cosiddetti presidi e le pensioni di accompagnamento, alla sua popolazione invalida, in numero esponenzialmente crescente, rispetto alla sua scarsa popolazione. Sarà pur così, ma non voglio immaginare in cosa consista la gestione inefficiente nelle altre regioni, se da noi si è costretti a convocazioni, talvolta disdette, ad ogni ora e per lunghi, lunghissimi periodi, senza riguardo per l'età, le patologie note dei pazienti, in ossequio solamente ad una serie di apparenze burocratiche, soddisfando le quali, anche attraverso una consumata facoltà recitativa popolare, si può carpire il beneficio, accordarlo senza tema di venire sconfessati, accordarlo, eventualmente, in termini clientelari. L'esperienza che descriverò è già stata ripetutamente vissuta. Ora X, di un giorno Y, tempo dalupi o da cammellieri del deserto, paziente cardipoatica ultranovantenne. Una lettera, neppur raccomandata, preceduta da una telefonata convoca, riconvoca, per accertamenti di pura natura amministrativa. Non mancano gli accertamenti sanitari, ma, attribuendo a questi ultimi una veste di serietà, non ne farò oggetto di illustrazione. Una commissione, con grande rilassatezza, fra una bibita, un caffé e una sigaretta, ogni tanto si degna di raccogliere le lettere di presentazione che i postulanti recano seco. Costoro vengono ammassati in fondo ad un lunghissimo corridoio, dove si perde completamente il beneficio del condizionamento ambientale, per la presenza di un gran numero di astanti. Prima, l'ambiente è spoglio, ma climaticamente gradevole perché deserto, per decine di metri. Fra andirivieni disordinato di portantini, di carrozzine per disabili e di infermi in grado di camminare, le uniche piazzole di sosta incolonnate sono quelle dei bagni, davanti ai quali stanno in fila, per via delle lunghe attese, i malati anziani e i loro parenti o accompagnatori. Sembra un'anticipazione dei prossimi gironi danteschi. Quando qualche d'uno timidamente propone la sua convocazione, il membro della commissione che è uscito per una sosta, lo ignora con cinico e consumato mestiere, rendendo chiaro e manifesto che l'efficente servizio si svolge secondo i canoni della più completa indifferenza verso un'umanità senza una privata definizione e, per di più, aspirante a sussidi pubblici in denaro che, oggi, non sono più dispensabili, perchè per generazioni ammanniti a cani e porci, purché raccomandati. Giunge infine l'agognato momento. Davanti al malcapiatato e ai suoi parenti si appalesa una commissione di civette: sono spesso solo donne: Qualche volta, compare anche un gufo. Le civette sono spellacchiate, fisicamente mal messe; solo una, stagionata, tradisce una vocazione tardiva o frustrata per il divismo anatomico. Anche i maschi sono anzianotti, pallidi e calvi. Il tono è mellifuo, le domande, sparate a bruciapelo, capziose. E' sua la carrozzina? Chi la assiste? E' venuta con il pannolone? E' in grado di levarsi da sé? Comunque si risponda, sarà facile argomentare che la situazione non richiede l'intervento dell'argano della capitaneria di porto, che la condizione economica consente il companatico, oltre il pane, che se la deambulazione residua è accompagnata dall'ansimare dovuto all'apnea cardiaca, si può deambulare con sofferenza, dati i tempi. Senescenza senza speranza, frustrazione di pari prospettive, ambienti squallidi e spogli, umanità in liquidazione.

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