sabato 16 giugno 2012

Egoismo elitario e rinuncia popolare.

Domani, in Grecia, si terranno le seconde elezioni politiche in quaranta giorni. Dopo quelle del 6 di Maggio, in seguito alle quali nessuno aveva convinto la percentuale necessaria a formare un Governo che proseguisse nell'opera di depauperamento delle risorse nazionali, anche per le generazioni a venire, perché la realtà quotidiana era segnata da una catena incessante di suicidi, il periodo di sospensione dello strangolamento sistematico del popolo greco, ha provocato un'amnesia, che il caldo torrido favorisce. Il piccolo mondo dei reddituari ateniesi spera in un'affermazione di Nea Demokratia, un partito di notabili conservatori che rilancerebbe alla grande la rapina delle risorse pubbliche future a scapito di tutti, tranne che di se stessi, dell'accolita di cui sono mandatari e delle istituzioni di riferimento europeee, che ne sono forziere e centrifuga nel consesso allargato continentale. Un consesso di pura valenza economica, nel quale il tecnicismo, non neutrale, la fa da padrone, su qualsiasi altro elemento che rimandi alla cultura alta o tradizionale, alla storia, alla lingua nella sua evoluzione antropologica, di ciascuno degli ignorati popoli che , come substrato, la compongono. Prima ancora che economicamente, la dignità dei popoli viene schiacciata dalla ignoranza di altri elementi che non siano di contabilità finanziaria. Anche in condizioni di estrema miseria, non sono mai mancati, alle famiglie e alle comunità, caratteri di identità e di fierezza che, invece, per questa scelta arida e inumana, si vogliono conculcare. Nelle ultime ore, la propaganda dei contendenti alla leadership si è coagulata sulla permanenza, comunque, nell'area dell' euro, che solo il movimento della sinistra radicale - Syriza - si propone di rinegoziare, sperando nella solidarietà degli altri Paesi "pigs" - la definizione si commenta da sé - e nel crescente, anche se da posizioni di preminenza economica - isolamento della non solidale Merkel. Anche in Italia, da circa un mese sono evaporati i furori fiscali e, soprattutto, esattoriali che avevano provocato una filiera di suicidi, alcuni dei quali di palese protesta, al compiersi dell'atto estremo. Ma, permanendo al potere l'attuale Cancelliere di questo Reich finanziario, gli altri Paesi dell'Unione, in diversa proporzione, continueranno a dibattersi in una crisi di sostenibilità della quale l'euro è la causa e non la medicina. Se non se ne esce e si subisce ogni sorta di umiliazione e di commissariamento delle democrazie nazionali, è perché si teme di essere oggetto di aggressione dei movimenti speculativi finanziari che sono espressione degli stessi soggetti che infuriano all'interno dei non insuperabili confini dell'Unione europea e ai quali, non ostante tutto questo, si accetta di assoggettarsi, perchè è confacente agli interessi di delega demandati ai nostri governanti non eletti e perché si teme - da parte dei reddituari pubblici e privati, non del popolo - di non riuscire a farvi fronte per una debolezza che è soprattutto morale: per la pavidità egoistica e la corruzione. Speriamo che i Greci intacchino questa monoliticità dell'egoismo elitario e della rinuncia popolare.

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