domenica 24 giugno 2012

Gli spostamenti progressivi del potere.

In Egitto, i Fratelli Musulmani hanno vinto le elezioni, contro il candidato degli apparati statali e militari, una sorta di successore "democratico" di Mubarak. Ha vinto il popolo, non c'è dubbio, dato che l'espresione del sentimento filosofico, morale e religioso è autenticamente popolare. La fine della guerra fredda ha provocato anche questi riposizionamenti tellurici del potere in giro per il mondo e numerose guerre "umanitarie", in aree regionali, strategicamente o energeticamente sensibili. Gli egiziani, vessati per generazioni da un potere d'apparato, tutt'altro che modernista, che approfittava della situazione per sedimentare i suoi interessi, rubando a man bassa, hanno infine, per così dire, deciso di vessarsi da sé. E' infatti scontato che il movimento finalmente al potere, pur influenzato da simboli esteriori della modernità importata, dovranno basare la loro presa su tutte quelle remore, censure e mutilazioni, che maniacando la psiche, consentono il controllo delle masse e della loro coscienza. E' tipico di tutti i preupposti ideologici o filosofici, è fondante per il potere religioso. Si è ritenuto, ad un certo punto, da parte di un'amministrazione democratica, negli Stati Uniti, che il "nostro piccolo figlio di puttana", come era chiamato Mubarak dalla diplomazia nord americana, avesse fatto il suo tempo. Adesso verrà il tempo di un disordine allargato. Sapranno gli Stati Uniti e Israele adeguarvisi con profitto? In Italia, il Fatto quotidiano pubblica il testo delle telefonate intercorse fra Nicola Mancino e il consigliere giuridico di Napolitano, riguardo il coinvolgimento dell'ex Presidente del Senato e ex Vice presidente del Consiglio superiore della magistratura nella trattativa fra lo Stato e la mafia, da cui sarebbe sorta la Seconda Repubblica. Condivido e incoraggio. Non è impossibile nè improbabile che la moralità e lo zelo informativo non siano gli unici scopi dell'inflessibilità giacobina e giudiziaria del Fatto ( e anche della Repubblica ), ma è tempo di disinfezione, senza riguardi per questo anziché quel parassita. Anche tanto personale della prima e seconda repubblica, ormai alle spalle, non serve più e viene, per questa via, accantonato. Il futuro sarà migliore dell'attualità? Non so, non credo, ma sarò certamente diverso, almeno quando l'ultimo riciclato se ne sarà andato. In Spagna, Alonso su Ferrari ha vinto il Gran premio di Spagna. Montezemolo ne tragga motivo per rimanere a fare l'icona del cavallino italiano rampante, senza indulgere alle velleità di trasporla ( la sua icona ) nella politica nazionale. Di figure di incerta paternità ne abbiamo ancora abbastanza. Ai confini siriani è stato creato l'incidente pre bellico che ha caratterizzato le amministrazioni democratiche statunitensi, quando hanno voluto intraprendere un conflitto armato. Fu così nel Golfo del Tonchino, in Vietnam, è stato così ora, con i buoni uffici della Turchia, alleato portaciabatte alla periferia orientale del mondo: prima l'URSS, ora la Siria. Le amministrazioni repubblicane, quando vogliono aggredire le fonti energetiche, creano invece una mitologia che, anche se smentita da verifiche internazionali pre e post evento, non intacca il "dover essere", ovviamente diverso da quello propagandato. Solo nella ex Jugoslavia attesero che i Serbi vincessero per seppellirli di bombe, mentre le nefandezze perpetrate prima, se le ragioni umanitarie non fossero una foglia di fico, avrebbero giustificato ad abundantiam l'intervento. Fu patrocinato anche da Wojtila che temeva la prevalenza dei Serbi ortodossi sui cattolici ( e storicamente fascisti ) croati. Syriza, in Grecia, ha perso le elezioni. Eppure, il suo giovane leader ha festeggiato, attorniato da una piazza stracolma di ragazzi, ma, con al proprio fianco due novantenni: colui che aveva ammainato la bandiera nazista sul Partenone e l'autore di Zorba il greco. Perché tanta allegria e confermata fiducia, all'atto dell'ennesima constatazione di una sinistra, radicale e non, che quando osta agli interessi oligarchici è sempre sconfitta? In fondo, i nuovi voti di Syriza provengono dal Pasok, ormai ridotto alla percentuale di possesso "azionario" della famiglia Papandreu. Tsipaz - mi pare che si chiami così - aveva, in cuor suo, tirato un bel respiro di sollievo. Lo si era capito fin dalla fase finale della campagna elettorale, quando aveva affermato e ripetutamente ribadito, che il suo movimento se maggioritario, avrebbe rinegoziato il patto di adesione all'euro. E se gli altri e la Germania non avessero voluto saperne? Quì casca l'asino. Mancava, infatti, al programma di Syriza una ipotesi pubblica di uscita dall'euro. Probabilmente, per questa ambiguità, ha perso. Parte del mondo imprenditoriale, con i principali capitali all'estero, avrebbe aderito ad un'opportunità di ulteriore rilancio dei propri affari, attraverso svalutazioni competitive. Ma, in assenza di questa prospettiva, meglio riaffidarsi ai vecchi arnesi di "Nuova" democrazia, - diffidare sempre delle novità - gli stessi che, radicati al Nord e da sempre rappresentativi degli interessi della aristicrazia del denaro, erano stati i responsabili del falso in bilancio, che aveva consentito alla Grecia di aderire e, per scontata conseguenza, di languire nella miseria oggi. Il Pasok, l'altro corno del dilemma sofistico, è un partito familiare, radicato al Sud ed è altrettanto corrotto. Qualcuno, in Italia, nell'ambito della sinistra extra parlamentare, si ispira al modello di Syriza. Lo fa nella consapevolezza che, nel giro di pochi mandati, in un bastimento senza timone e senza bussola, i destini sono ondivaghi e spesso si invertono. Ne sa qualcosa il partito socialista francese, sparito con l'onesto Lionel Jopin, quando anche Le Pen padre lo soverchiò e titolare ora della maggioranza assoluta in Francia. Della fatalità occasionale della politica e degli umori della folla, ha imparato qualcosa, a sue spese, Sègolene Royal, che ha raccolto il testimone dello sconfitto, ha tirato la volata al marito, lo ha perso, insieme al suo seggio al Senato. Tornando a Syriza e alla sinistra, eterna seconda ed eterna oppositrice, è facile prevedere che, anche se la Grecia uscirà dall'euro e per le stesse ragioni, sarà di nuovo al secondo posto, nell'agone e nella agorà politica.

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