giovedì 21 giugno 2012

Diritto e prepotenza.

Il Dalai Lama del Tibet, in esilio in India, dove nacque il buddismo, che però oggi è officiato solo dal 3% di quella immensa popolazione continentale, l'ironico capo spirituale che seguirà il Papa a Milano e lo precederà nella visita ai terremotati, dovrà rinunciare alla cittadinanza onoraria di Milano, perché il Governo di Pechino lo boicotta, in giro per il mondo. Per il pur progresista Pisapia, sarebbe troppo grave che il boicottaggio si estendesse agli affari delle aziende milanesi e lombarde, che verrebbero estromesse dal capitalismo dirigistico cinese. Il buddismo, pratica di rilassamento, saprà farsene una ragione, anche in funzione del fatto che le sue comunità si stanno estendendo in ogni parte del mondo commerciale, col quale scopertamente interagisce e che, molto più dell'ideologico sistema gerontocratico della Cina popolare, che coniuga primitive tradizioni con il materialismo scientifico e la sua rovesciata prassi capitalista, meglio si presta alla sua influenza . Il Dalai Lama, infatti, è un monarca in esilio, un esilio dorato e il buddismo è una filosofia che si adatta plasticamente, anche se è costretta all'erranza, impossibilitata a insediarsi nella terra promessa. Certamente, con uno Stato alle spalle, potrebbe curare molto meglio i suoi ingentissimi affari. Gli operai iscritti alla FIOM hanno ottenuto soddisfazione dal Tribunale di Roma, che, constatata l'assenza di iscritti "rossi" fra i reintegrati al lavoro nello stabilimento di Pomigliano d'Arco, che dovrebbe produrre la Panda, dopo la firma degli accordi sterilizzatori di qualsisi influenza sindacale sulla gestione, della CISL e della UIL, ne ha desunto la discriminatoria natura e ha disposto, percentualmente, l'assunzione di qualche centinaio di lavoratori non mansueti. Una volta tanto, il diritto ha prevalso sull'opportunismo e poco importa se, per reazione, la FIAT dovesse minaccaire di trasferirsi in Serbia o in Polonia. Nella tradizione di questi lavoratori c'è un'organizzazione e una storia sindacale, fatta di conquiste dolorose e il primo Marchionne che passa non può pensare di travolgerle impunemente. Quanto alla delocalizzazione degli impianti, anche se purtroppo la FIAT non è più amministrata dai defunti Agnelli, ma da un evanescente ingeniere, che sembra un consacrato aziendale e da un deficiente famoso solo per le sue gaffes e la sua smodata passione per i travestiti, che tanto delude la sua fidanzata Lavinia, i Marchionne passano e l'impresa resta ed è buona norma non concedere a questi manager poteri che eccedano la gestione.

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