mercoledì 27 febbraio 2013

Teutoniche differenze: Ratzinger-Napolitano.

La parte socialdemocratica della Germania, senza veste istituzionale per ora, è passata agli insulti e si è abbandonata ad un liguaggio eugenetico, pseudoscientifico, nel quale si riverbera una mentalità estranea alla nostra e, soprattutto, una mentalità che, quando degenera - come è già avvenuto agli albori della prima e della seconda guerra mondiale - conferma la sua presuntuosa e prevaricatrice uniformità. Meglio si sarebbe adattata a questo grigio ma inquietante costume, la professorale estraneità ai problemi delle persone di Mario Monti, ma Monti vale, nel corpo sociale, un ibrido 10% e non rassicura né lusinga nemmeno la destra, della quale fa parte, burocraticamente però. Con lui, a formare la decina, un fascista estetizzante e un cattolico da carriera, mediocre e galleggiante. Il Governo tedesco non può, ufficialmente, esprimersi in termini offensivi verso il responso elettorale italiano, ma certamente cerca di condizionarne gli indirizzi e male ha fatto Napolitano a correre a Canossa, subito dopo le elezioni. Quello che i Tedeschi hanno fatto e stanno facendo alla Grecia è espressione di un algido razzismo, nel quale la spocchia particolaristica si coniuga con l'appropriazione del Paese, messo in condizione di espropriazione. Invece di porci come postulanti degli avanzi del pasto dei porcini e rosei prepotenti, che tanti danni e sofferenze hanno apportato all'Europa nel 1914 e nel 1933 e che, nella loro robotica ripetitività a-vitale, si ritrovano sistematicamente a primeggiare economicamente sul continente, è per noi doveroso ricordar loro, con fatti conseguenti, che lo stigma del primato è spesso la solitudine. Urge mettere a riposo Napolitano: le lacrime di un vecchio non mi hanno commosso.

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