domenica 24 febbraio 2013

Ritualità.

Alle urne in fila indiana, i commenti parlano d'altro, la dicotomia fra istituzioni e società civile è consumata. La politica - forse non da oggi, è ancella -. Alla vigilia del voto la Troika ci ha presentato i conti come un amministratrice di condominii, con sottolineatura e sollecito a noi morosi. Le truppe camellate del conformismo, questa mattina affluivano ai seggi con tenute sciistiche, nella fanghiglia della neve che si scioglieva. Con rigido senso del dovere andavano a confermare, con sicumera, la loro impostazione di fondo, immutabile. Ovviamente, parliamo dei vecchi. Dei giovani, conosco la propensione di voto dei miei nipoti, dei loro amici: le famiglie che io pratico, votano individualmente e spesso in radicale difformità fra i coniugi. Del resto, che opinione farsi di un voto giovanile ai cespugli radicali del caleidoscopio politico, quando si viene da una solida struttura borghese? Che opinione trarre dal populismo stanco e disincantato di altri giovani, già consci delle loro ridotte possibilità. Che creder poi, della famelicità omologante di altri giovani, presi dalla strada, circa i vantaggi "possibili" all'interno di una prassi assimilatoria, dato che non hanno potuto elaborarne una propria e sono vittime delle suggestioni colte lungo un occasionale cammino? Qualcuno, forse, ce la farà a incrementare le schiere dei pérvenus, attraverso una ridicola parodia schakesperiana, dell'intrigo, della doppiezza e dell'agguato. Riusciranno a galleggiare, come gli stronzi. Da dopodomani, una nutrita schiera di cittadini eletti e un'altrettanto nutrita compagine di mestieranti si confronteranno in un dibattito, concretamente sterile, ma importante per accompagnare e disvelare, contrastare od aiutare un mutamento antropologico della nazione. Almeno così spero.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti