lunedì 11 febbraio 2013

Solitudine.

Un cuore da bambino e una mente raffinata. Amante dello studio e del raccoglimento e, soprattutto, della musica che dell'uomo è l'espressione spiritualmente più elevata, tanto più era mite quanto più suscitava polemiche e contrasti, perchè rifiutava di leggere le riduzioni dei diplomatici canonici e stilava da solo i suoi discorsi e le sue riflessioni. A sera, prima di coricarsi, suonava, da solo o in compagnia del fratello, arie classiche e i clochards rannicchiati oltre la recinzione di sicurezza che da anni delimita la piazza di San Pietro sapevano, insieme ai radi passanti di via della Conciliazione, che le finestre centrali sopra il balcone della basilica, erano accese perché il Papa suonava. Quando prendeva la parola e, soprattutto, quando lo faceva in sede accademica, non mancava di suscitare pubbliche polemiche, perché diceva quello che la sua conoscenza e interpretazione degli eventi storici e delle dottrine morali gli suggeriva. Furente la reazione alla sua interpretazione della natura dell'Islam, nel discorso di Ratisbona e, anche con gli Ebrei con i quali proseguì ed intensificò il dialogo, non mancò di rimarcare l'auspicio alla loro conversione che gli Israeliti non possono prendere in considerazione. E' considerato un tradizionalista semplicemente perché è un cattolico e un religioso, come se, con queste caratteristiche, potesse vellicare le opinioni di chi non lo è, ma, nei fatti e nelle sue espressioni, è stato libero ed originale, umile e sincero. Coerentemente, dopo un esame di coscienza, ha annunciato il suo autoaccantonamento. A me è piaciuto, come persona, anche se apprezzata solo mediaticamente e superficialmente. Di fede io non ne ho, ma come uomo umilissimo - anche se la necessaria competizione quotidiana non me ne consente la pratica - ho apprezzato la sua testimonianza di "pover uomo, come qualsiasi altro bisognoso di aiuto e di amicizia". Come già diceva di sé, un altro fragile gigante della Chiesa contemporanea: Papa Montini, Paolo VI. Ora la sua solitudine aumenterà, perché la sua ingombrante presenza, sarà relegata in un convento, come un monaco medievale e lì si spegnerà. Con queste premesse, è un probabile Santo futuro, quando la sua parola sarà stata rielaborata ad uso canonico e la sua fede disarmata sarà stata sterilizzata. La sua assurda, per me, sofferenza claustrale ( sempre che non abbia scelto di ritirarsi perché gravemente malato ) entrerà a far parte della sua iconografia, ma a me piace ricordarlo - perché la sua personalità mi ha colpito - come un innovatore, pur nel solco della tradizione, perché ha contraddetto e umanizzato la sua veste istituzionale di monarca assoluto che tanto più, in quanto privo di successori, deve tenere la parte fino alla morte e lo ha fatto con semplice determinazione. E' per me inconcepibile che, per un gesto di libertà, sia destinato ad espiare in tanto triste relegazione, sempre che - ribadisco - non lo faccia per sottrarsi alla curiosità di una eventuale malattia. Che il Papa fosse malato - ricorderete - lo aveva già sostenuto il Cardinale Romeo, Arcivescovo di Palermo durante una sua visita "privata" al politburo del Partito comunista della Cina neo capitalista e che sarebbe morto entro la fine dello scorso anno, mentre le banali veline delle contese curiali e cortigiane avevano costituito il fulcro di speculazioni non trasparenti ma certamente non ingenue, né disinteressate. Ma su questo non mancheranno gli aggiornamenti mediatici.

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