sabato 23 febbraio 2013

Matrioske

La crisi che imperversa e che si protrae è funzionale ad una ristrutturazione, questa volta profonda del capitalismo, che, privato di un competitore reale, rischia di involversi finanziariamente e monetariamente. Le ristrutturazioni domestiche, che tendono all'infinito, susciterebbero il sorriso se non fossero tragiche per chi si viene a trovare nel frullatore. Oltre che tragiche, sul versante degli interessi costituiti, palesi ed occulti, sono anche grottesche, nell'affanno rabbioso di conservazione di costumi, apparati e cricche a prescindere da ogni influenza ambientale, di un contesto vasto, vario e composito. Ormai, la Cina è il primo soggetto produttivo, commerciale e finanziario del mondo. Finanziariamente, lo era già da anni, attraverso la detenzione della stragrande maggioranza del debito pubblico statunitense, mentre i nord americani si indebitavano nella competizione bellica con l'Unione sovietica, uscendone vincitori, ma al prezzo di vedersi superare stabilmente dall'appartato continente cinese. le convulsioni monetarie e finanziarie sono anche funzionali a mettere in crisi la totalitaria economia cinese, priva di vincoli legali, di condizionamenti sindacali, basata, nella sua arretratezza tecnologica, sul sacrificio umano, diretto o da inquinamento. Il versante occidentale dell'economia si è ripiegato su se stesso e arranca in un contesto di crescente disoccupazione e di continui tagli al welfare. Non ha nessun senso che le vecchie oligarchie politiche continuino a prepetuarsi direttamente o tramite i loro discendenti biologici, come nel caso di Matteo Renzi, camuffati da innovatori, secondo un costume feudale e cattolico che non ha più riscontri con l'attualità. La disgregazione politica, quindi, è necessaria per ripartire. L'ambito applicativo sarà ancora capitalistico, ma, se la demolizione sarà radicale, si poterebbero aprire scenari di autentica mobilità sociale, del tutto ignoti, fino ad ora , in Italia.

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