mercoledì 25 maggio 2011

Milone

Mi chiedevo, nei giorni scorsi, Milone, in quali recessi della psiche si dovesse ricercare la vocazione del Credem'a me per i suburbi e gli insediamenti rurali, non esclusivi, ma nettamente prevalenti.
Mi sono infine risposto: è il senso della "roba" di Giuseppe Verga, che spiega in parte anche la "propensione per il Sud".
Il Credem'a me ha una natura saprofitica: pianta le radici dove si insedia, specula immobiliarmente e dove non riesce a comperare, si insedia, in cambio di deroghe mirate, nei locali di proprietà dei clienti, senza pagare l'affitto, se e quando da questi ultimi è chiamato.
Così operando, si cautela dalle scalate, che dovrebbero comprendere un patrimonio immobiliare analogo, per estensione, al lago di Garda.
Per cui, fino a che gli immobili, che di tanto in tanto si cerca di rifilare ai dipendenti, non verranno scorporati in una società ad hoc - come fece la destruenda Banca di Roma, prima di venderli - difficilmente l'azienda sarà rilevabile, se non attraverso una procedura "spezzatino", che non escluderei.
Considerato che il senso privatistico, anzi intimo, della sua attività, lo porta a considerare intrusi e inopportuni i clienti occasionali - come se la banca non svolgesse una funzione pubblica - ed a curare fino al parossismo le formalità ambientali, mi confermo nell'impressione reiterata di un ambiente autoreferenziale che si espande corazzato, avente cura, ad ogni mossa, di delimitare, anzi di stabilire dei confini e che considera i suoi dipendenti solo delle voci di costo.
Sarebbe, pertanto, importante che, in sede di rinnovo del contratto di lavoro, fossero stabilite delle norme inderogabili circa la necessità di inquadrare il personale, il cui rapporto di lavoro deve essere regolato anche da un contratto integrativo aziendale o di secondo livello, per sottrarlo allo sfruttamento occasionale.
Senza fiducia, faremo l'ennesima comparazione fra enunciazioni e fatti e fra teoria e pratica del cappellano CISL in azienda.
Se saremo ancora qui.

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