giovedì 5 maggio 2011

Milone

Ieri sera, Milone, nel congedarmi dai miei colleghi, riflettevo sul loro uniforme abbigliamento che mi ricordava quello riservato agli inservienti ( commessi ) della vecchia banca.
A loro, di cui si pretendeva l'uniformità, almeno l'abbigliamento lo fornivano.
Che poi, per sembrare eleganti, qualcuno fra i più giovani vi accoppiasse cravatte non regimentali, contribuiva involontariamente a conferire pateticità ad una condizione servile, ma, almeno, contrattualizzata.
Siccome alla porta suonavano due avventori ritardatari e tradivano anche impazienza, gesticolando, mi sono chiesto se, per caso, il prolungamento di orario ordinario degli esecutivi non fosse funzionale al servizio di portineria, da prestare per coloro che prendono appuntamenti all'imbrunire.
Sarebbe bizzarro ( !? ) se, a conti fatti - e in questo campo il Credem è Maestro - il loro orario effettivo settimanale risultasse di 42 ore, come previsto per gli uscieri, delegati, ma per contratto, agli stessi compiti per favorire gli incontri in e della Direzione.
Se così fosse, bisognerebbe almeno catechizzarli sulla necessità di cambiare abito, oltre che il passo, essendo previsto in portineria il completo marrone.
Se però, compu(ti)tiamo che si ingozzano in mezz'ora ogni giorno per sbrigare il back-office durante la prima parte dell'intervallo, ne consegue che il compenso loro riservato si dovrebbe comporre di una parte "festiva" impiegatizia e di un'altra parte "festiva" da ausiliari: modesta la prima, misera la seconda, ma che oltre che non corrisposta, risulta scevra da contributi, che servirebbero solo a perpetuare la pigrizia dei "pubblici" ufficiali e non.
Invece, il plusvalore, con tanta modestia prodotto dai poveri malcapitati, va ad incrementare la mensa degli azionisti e dei loro fiduciari, che, poi, a loro "daranno qualcosa da mangiare".
Devo fare un serio esame di coscienza: rappresento proprio un costo insostenibile.

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