giovedì 5 maggio 2011

Milone

Domani, caro Milone, compirò sessant'anni.
Rileggerò, appartandomi, il prologo alle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar.
Adriano, imperatore romano, provinciale di Hispania, quindi del lungo periodo di decadenza dell'Imperium, riflettendo sul suo stato di salute, ne conclude che si tratta di una sconfitta accettata: "ho sessant'anni".
Io, man mano che le facoltà fisiche e mentali decadranno, non me ne farò un cruccio capriccioso: per adesso si tratta solo di un ridimensionamento fisico.
La Yourcenar è stata una raffinata scrittrice, sottile indagatrice dell'animo maschile, al quale ha saputo conferire, pur nella precisione realistica delle sue descrizioni, una dignitas ai più ignota.
Era omosessuale e, nella coppia, interpretava la parte virile.
Nella redazione di quella che è rimasta la sua opera più nota, amata e celebrata, si valse degli studi analitici e approfonditi della sua compagna, cattedratica di storia antica alla Sorbona.
Il perfetto lavoro documentario, sul quale lavorò letterariamente, come un direttore d'orchestra a integrare un'opera sinfonica, resta sullo sfondo, ignoto alla maggior parte dei suoi lettori.
Quando fu chiamata a far parte dell'Academie francaise, il Pantheon degli Immortali, prima e unica donna, non si presentò neanche e non vi sostò mai, neanche per un minuto.
Era decisamente una donna particolare.
Anche Adriano, che aveva una legittima moglie e procreatrice, numerose concubine, amò un giovane efebo di un sentimento e di una preferenza esclusivi, fino a che, costui, si suicidò, lasciandosi scivolare in acqua durante la navigazione, in una delle numerose campagne militari nelle quali accompagnava il suo mentore.
Melanconie pre senili, dirai, e forse con ragione.
Io festeggerò con la mia famiglia, con la mia donna, con gli amici e con i miei amici cani e, approfittando di una sospensione auricolare della nevrosi ambientale, mi riconcilierò con me stesso.
Un attimo di eternità.

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