venerdì 4 novembre 2011

Milone

Con queste brume, i poveracci non riescono più a mascherarsi e appaiono in tutta la loro mestizia.
Quando sono anche un po' bagnati, il quadro è completo.
Non bastano le inopportune, iterative battute, le risate a troppi decibel, quasi a sovrastarsi nel "festoso" rumore. Della serie: "quasi, quasi...mi ammazzo".
Non che d'estate, fiacchi e sudati, gli esiti comunicativi siano entusiasmanti, ma, almeno, un'asmatica vitalità, casomai solo neurovegetativa, confonde l'umore.
I cosiddetti bioritmi sono, non solo rallentati, ma anche schermati da una nebbiolina mentale che si amalgama, facendosene influenzare, con la vaporizzazione esterna.
Tra pochi giorni, le luminarie prenatalizie daranno una mano alla serotonina, la gente si affastellerà caoticamente, come al solito. Resterà da verificare se lo farà per la consueta orgia di regali inutili o se, per un rifleso condizionato che sulla soglia dei negozi si interromperà, per dirottarli altrove. Per un cappuccino, al massimo.
Nelle ristrettezze, si rivitalizzerà il senso religioso, confinato nel ripostiglio? Gli indigenti veri si sentiranno meno soli, nell'altrimenti rutilante cretinismo festaiolo?
Chi non accuserà crisi sarà, certamente, chi, lento pede, ma con costante andatura, macina con serietà la sua vita, non stancandosi dell'impegno, ma facendone, autonomamente, il proprio carburante, non divagando verso riempitivi hobbystici e felicità o festività coatte.
Il tempo delle Feste è sempre breve.

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