giovedì 10 marzo 2011

Milone

La lingua inglese sembra avere il potere di conferire alle definizioni ed alle intenzioni che vi sono sottese, un rivestimento di grintoso affarismo, paradigmatico perché darwinianamente vincente.
La costituzione di una consorteria - non offenda, è l'equivalente popolare di lobby, società, ecc. - che ha come mission di rilevare aziende in difficoltà ( è il business del momento ) per ristrutturarle con metodi nibelungici e renderli appetibili alla speculazione alienatrice ed acquisitoria di un gruppo chiuso, con i soci-clienti che fanno parte anch'essi di un nucleo protetto, nel quale la rispettiva veste di banca e di clienti è pretestuosa, tradisce una mentalità ed obiettivi da Loggia e non da impresa creditizia.
Chi, altrimenti, affiderebbe i propri capitali ad una banca e se ne disinteresserebbe per anni?
Non vale a giustificare un atteggiamento così improbabile la non necessità, per sostentarsi, offerta implicitamente alla lettura delle maestranze. Da un certo livello in su, il denaro perde questa caratteristica, ma la gelosia proprietaria e la contesa incrementizia non si attenuano..anzi!
Traducendo in volgare l'edificante ed autoincensatorio articolo, potremmo dire: in ogni mora, stando in mezzo, le occasioni speculative non declinano. Cambiano solo forma, ma sanno addentare l'osso quando la polpa è terminata.
Siamo proprio una simil-banca.

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