mercoledì 16 marzo 2011

Milone

Giornata grigia, quasi scura. All'interno, nella luce crepuscolare, anziché aurorale, delle lampadine a basso consumo, intravedo un incaricato dello sviluppo che intrattiene alcuni attoniti convocati. Da qui, il cosiddetto salottino sembra giallo opalescente, tale e quale ad una camera per lampade cutanee, non per abbronzare, ma per conferire alla pelle tonalità dorate, semi divine. Il nostro imbonitore si aggiusta il cravattino, si atteggia e comincia il suo comizio; prende quindi a tracciare figure geometriche che collega, mano a mano che le compone, con dei tratti di penna...ora si infervora; i malcapitati - li intravedo - stanno formulando domande ed obiezioni. Sembra quasi scandalizzato e, a dire il vero, per me che lo osservo con spirito neutrale, un po' incazzato. Da quando in qua la voce del Padrone viene contraddetta da non qualificate ed inqualificabili titubanze? Si tratta solo di lasciare in deposito i loro soldi finché ci necessiteranno e poi glieli restituiremo, aggiornati all'inflazione, come facciamo per gli stipendi di quei mangia a ufo dei nostri dipendenti, d'accordo con quei buontemponi dei sindacati. Ora sembra più calmo, si è sbottonato la giacca, si appoggia alla parete, esibisce i pettorali e un po' di pancia, congiunge le mani ed esamina, in tralice, una carta ripetutamente annotata. Inclina alla sua destra e protende le braccia nella stessa direzione, sopra al suo capo, sgombra il tavolo, con gesto da tergicristallo, da ogni dubbio e riprende il filo della trama che si è imparato a memoria.
Improvvisamente, tutti si alzano e viene spenta la luce: temo che si sia trattato di un incontro interlocutorio.
Quanto stress respiratorio per ottenere un voto, vendere qualunque cosa a chicchessia.

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