venerdì 2 dicembre 2011

Milone

Lo spettacolo quotidiano, fornito gratuitamente dagli avventori, conferma l'invarianza della scimmiesca mimica, con la quale gli evoluti primati, storicamente, attestano la loro qualità.
Il pieno di sé, l'edonista, la professionista, la vedova, il reddituario, si approcciano alla rappresentazione della loro incompiuta sostanza con estensioni laterali del cranio. L'eloquio vorrebbe essere essenziale e puntuale; si rivela limitato e, se si entra in area critica, si irrigidisce sulla soglia dell'incipiente incompetenza.
Le espressioni obbediscono alle convenzioni sociali o pseudo sociali a cui si appartiene o alle quali si aspira.
Bisogna farli rimbalzare, senza contraddire apertamente la loro presunzione. Poi, come sono venuti, se ne andranno. Purtroppo, ritorneranno, ma la pantomima non cambierà. Alla lunga, annoiano.
Ci sono poi quelli che lavorano per loro, spesso immigrati.
Costoro hanno un atteggiamento fra l'insicuro e l'arrogante, se sono giovani e singles. Il soldino è la loro unica dimensione importata: quando hanno conseguito uno stipendio, hanno creduto di toccare il cielo, poi si sono accorti che per soddisfare un desiderio e non una necessità, i soldi non ci sono mai, comunque.
Poi ci sono gli arricchiti, dei quali gli asini sono la maggior parte.
Di solito, questi ultimi, fanno i piedi alle mosche, le punte alle matite.
Vanno assecondati, dopo aver spento l'audio. Esauriti i puntigli, vanno in tournée a replicare.
Infine, ci sono gli incerti.
Incerti del loro status, che sentono infimo, insignificante. Taluni sono loschi, insinuanti, talaltri lamentosi. Alcuni accentuano la bonomia o la gergalità, cercando di superare gli ostacoli, in realtà puramente mentali, ma avvertiti come insuperabili.
Si arrotolano, chiedono di soppiatto, incamerano con un movimento monco, sorridono in tralice mentre si allontanano.
Un ritardatario, membro di una brigata che deve evadere alcune pratiche all'Euromobiliare, si attacca letteralmente al pulsante della bussola, scambiandolo per un campanello. Riceve lo stesso trattamento di tutti gli altri. Un po' curvo, nello sforzo, arranca verso la meta.
Uno smemorato dimentica il nome del beneficiario di un bonifico. E' titolare unico di una pizzeria di cui è anche l'unico lavorante. Finge di non capire e chiede, richiede, comincia a balbettare che passerà a firmare lunedì. Più tardi non può, deve fare delle consegne.
Lo conosco e abbozzo.
Due signore in nero fanno fischiare insopportabilmente la bussola. Incedono scoordinatamente verso i sacri tempietti da cui si ottiene la grazia fiscale.
Telefona una tutrice dall'accento irritante: non conosco la tutelata, ma la tutela è poco tutelante.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti