mercoledì 14 dicembre 2011

Milone

Andremo, Milone, all'assemblea del Consiglio pastorale del Credem'a me.
Mancherà solo il neo-assunto Christian 2°, che presidierà lo sportello, nella presunzione che il cartello, affisso all'esterno, in cui si accenna ad un servizio minore, sia sufficiente a scoraggiare l'avvento.
In realtà si vuole tutelare la sua ingenua buona fede e non indurlo a credere di essere ancora titolare di quei diritti civili di cui gli hanno parlato a scuola.
L'ultimo precetto osservato - i colleghi partecipanti sembrano chiamati ad avvalorare una consuetudine spenta e vi si prestano diligentemente - è stato triste e noioso, tanto che anche il delegato della CGIL, a sua volta precettato per dare una parvenza di condivisione e di unitarietà alla celebrazione, dopo la relazione se ne è andato, lasciando campo libero al sermone Credem'a me.
Nelle banche normali, l'addetto alle cassette di sicurezza e l'usciere non possono partecipare alle assemblee pomeridiane e si riuniscono, la mattina successiva, insieme al part-time.
Noi, semplicemente, non avendo inquadramenti, neppure funzionali, per favorire la crescita degli utili, proteggiamo dalle influenze le anime del limbo, non ancora confermate nella fede.
E' un'illegalità bella e buona. Eppure, se interrogati, gli esclusi asserirebbero di essere volontari, anche se, per evitare guai, dovuti all'inesperienza, non apriranno neppure la porta, questo pomeriggio, acquattandosi in qualche ridotta, dalla quale guatare, però, il monitor, onde consentire il transito dei dotati di appuntamento e dei nostri eleganti fattorini.
Va beh, Milone, io ci vado perché spero nelle varie ed eventuali, per ricordare a questi ignavi che la loro non è vita, ma insensato trascorrere. Quanto a me, invece, punto deciso sui settant'anni, anche se non mi serviranno a raggiungere il traguardo.
L'hanno spostato.
I ritmi, se possibile, si fanno ancora più concitati. la rozza utenza non si fa scoraggiare dal cartello, anzi si fa ancora più molesta. L'RDE marcatempo gira per le postazioni di lavoro, tanto che una cliente ucraina - sottovoce - come piace al Credem'a me - mi sussurra che le ricorda i suoi capataz spioni di quando lavorava nel suo paese.
Dato che rischio l'inumazione nelle mura della Sede, devo centellinare i miei tempi di vita e non posso sprecarne le schegge, soffermandomi nell'intervallo.
Per cui, sono costretto a salutarti, amico mio.

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