martedì 27 dicembre 2011

Milone

Giorgio Bocca è discretamente scomparso nel giorno in cui le edicole erano chiuse.
Ha conteso a Indro Montanelli, per mezzo secolo, la palma del più popolare giornalista italiano.
Di carattere apparentemente dissimile, condivideva con Montanelli l'introspezione interiore e un vago senso d'amarezza.
Giorgio Bocca è stato, fino alla fine, un personaggio controverso.
Parlava poco e male, smozzicava, cioè, le frasi come colto da una stanchezza e da una sfiducia profonde.
Scriveva benissimo e in termini chiari, ma non superficialmente.
Ho condiviso le sue analisi al 50%, ma non ho mai smesso di leggerlo. Lui, per parte sua, non ha mai inclinato al politicamente corretto, al mediocre colpo, cadenzato, al cerchio e alla botte.
Negli ultimi anni ho dialogato con lui, via blog, sul risorgente fascismo, dopo la fine della prima repubblica, trovando piena corrispondenza d'analisi col rude partigiano, della mia stessa corrente politica e di pensiero.
Non per questo dovevamo andare d'accordo su tutto e un po' ridicola è la foga incensatoria di alcuni, come la meschina polemica di altri.
Amava dire: "c'è solo una cosa che conti. Un buon bicchiere di vino".

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