lunedì 19 dicembre 2011

Milone

Anche Vaclav Havel se ne è andato.
Ha tenuto viva e rappresentato la grande anima Ceca, durante la notte del regime comunista.
Ha animato Charta 77 ed ha impersonato la Resistenza attraverso la Cultura, diffusa e partecipata in quel popolo evoluto, non simpatico ai latini per diversità d'indole, ma con il quale si poteva conversare, in italiano, al Bar Slavia di Praga.
I Cechi non erano filo-occidentali; avevano sperimentato la doppiezza della diplomazia, quando il generale Patton, che occupava il Paese, si ritirò per fare entrare i Russi, dopo gli accordi di Yalta. Erano anti-Russi e rifiutavano le ferie gratuite sulle spiagge del Mar Nero, per non imbastardirsi.
Di quel periodo, Havel ha rappresentato, insieme ad altri meno noti e al grande romanizere Milan Kundera - che vedrà declinare la sua opera quando assumerà la lingua francese, per rifarsi con la critica letteraria, pittorica e musicale, nella quale continua ad eccellere - lo spirito, nutrito ed arricchito di contenuti e di principi, non piegabili da influssi volgari. Fu personalmente libero e, in virtù di questo, riuscì ad esserlo anche all'interno di un sistema totalitario, che, per mantenersi, contava esclusivamente sulla "massa".
Il totalitarismo oppresse i Cechi, ma non li piegò mai.
Ricordo gli spettacoli teatrali alle ore 18, i samizdat con tutti gli aggiornamenti culturali ed informativi, diffusissimi orizzontalmente.
Ricordo poi le notti nomadi, nella città stupenda, privilegio di noi stranieri, in comnpagnia di qualche operaio al lavoro e delle macchine della polizia che sfrecciavano nel deserto, senza mai infastidirci o fermarci.
Oggi, il mercatismo e gli idoli del consumismo hanno cercato di sovrapporsi allo spirito di libertà, prostituendone i contenuti e, nelle giovani generazioni meno acculturate, hanno trovato una platea ricettiva, emarginando con il rumore della pubblicità, quei sentimenti, quei valori e quei pensieri. In una parte - quella più superficiale - la venalità e il luccichio hanno opacizzato quell'indoito sentimento interiore che ha riempito di senso l'esistenza di tanti uomini e donne, noti e ignoti. Facilmente, il consumismo ha trovato la sua "massa", in un meccanismo che non prevede né esito, né obiettivo, ma solo un insensato moto perpetuo, più difficile, per troppi, da avvertire.

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