domenica 30 ottobre 2011

Milone

Giovanni decollato - che qualche volta dimentica di svitarsi la testa, entrando - è nero come al solito, ma al piano superiore. Nell'ora dell' abbeveramento comune, è uscito per il suo primo caffé affidato. Lo davano in crescita a Casalecchio e così pare che sarà. Ultimamente, mentre cresceva, ha sostituito tutti, di tutto, di più: chisà se l'attuale è una crescita stabile o se dovrà supplire all'assenza della prossima mamma e, acquisita anche questa caratteristica, dovrà compensare le consuetudini riproduttive aziendali?

La caratteristica che avevo attribuito alla penultima RDE è tipica del ruolo. Ora che l'attuale preposto è spesso in ferie con la fidanzata o in missione con e per l'azienda, il direttore dimidiato si fa relazionare dal Referente contabile delle imprese, che, tre, quattro volte al giorno, all'apertura, prima e dopo l'intervallo ed in chiusura, si porta sulla riva dei bruti e corregge, ammonisce, petula, monitora e controlla, come le servette goldoniane.
Mirandolina 2.

Da tempo è chiaro che ogni attimo della giornata lavorativa - che per molti si prolunga oltre il previsto - deve essere proficuamente impiegato. La tradizionale guerra tra poveri, che in altri ambiti si esplicava nel soppesare benefici comportamentali o di carriera, da noi si esprime, invece, nella delega al reciproco controllo ed alla sua incentivazione produttiva.

Anna dei miracoli non ne può più. Entrando si è informata sull'avviamento del riscaldamento.
Nessuna pietà a Sparta!

Ma insomma, Milone, è tutto negativo al Credem'a me? Nient'affatto, amico mio. Nella media - purtroppo - senza una salda presa regimentare, gli usi e costumi - fatti salvi i casi di cointeressenza e di privilegio - si attesterebbero su grossolane metodiche. Dal caporalato si passerebbe al nonnismo, dalle semplificazioni alle brutalizzazioni. Il vecchio Maramotti conosceva il suo pollaio e lo preservava dalle faine. Questo, però, in tempi recenti ed in supporto al reggiano Prodi, non gli ha impedito di "metterci" dei soldi per evitare che l'alta velocità bypassasse Reggio Emilia. I suoi eredi prediligevano e prediligono, invece, le sfilate di moda e il chiaro sentore di orbace e marzialità ne era e ne è un corollario ambientale. Già durane la seconda guerra mondiale, molti titolari di case di moda inclinavano, per clientela, ambiente nazionale e internazionale, al fascismo ed anche al nazismo. Coco Chanel aveva anche, per amante e sponsor, un razzista nobiluomo francese. Un vilain, allora come oggi, componente del Senato de la republique, composto dai latifondisti della spopolata provincia gallica. E' da lì che vengono i canoni che vincolano la coscienza degli affiliati, che vi si attengono, temendo, altrimenti, di dover subire una sistematica repressione e, se giovani, di non poter coltivare la speranza di un soddisfacente cursus honorum.
E' questa la genealogia della/e morale/i.
Ma la morale non deve essere l'adeguamento opportunistico ad un principio atemporale e astratto, bensì l'individuale maturazione di un pensiero, contraddicendo il quale la persona non sussisterebbe.
Come, infatti, quasi sempre, non sussiste.

Di tanto in tanto, si fa viva la struttura reggiana della FABI che, dal secondo tavolo, nel quale è relegata, stringe accordi con l'azienda che la trimurti contesta ed a cui sembra attribuire la condizione storica delle relazioni sindacali. In ambito reggiano, non so se per influenza propagandistica o per realtà che mi sfugge, molti le attribuiscono una filo-aziendalità ancora più accentuata di quella della CISL.
Non lo escludo.
Per entrare e per consolidarsi, troppi farebbero carte false, ma alla morale dei competitors non credo. D'altra parte, il nostro è un sindacato autonomo, che si amministra su base provinciale e basa le sue gerarchie, un po' come le aziende, sulla "raccolta" e non sulla politica.
A bientot.

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