mercoledì 12 ottobre 2011

Milone

E' l'alba degli operosi e già Rita, alle spalle di Christian 2° lo sollecita sui tagli, la confezione della busta, la profumazione della medesima.
Il postino peruviano arranca verso il banco d'accoglienza con i suoi borsoni quotidiani.
Fuori dell'uscio, rattrappiti e lividi attendono quattro gatti che devono correre al lavoro o che sono insonni per infelicità.
In senso contrario, cominciano le peregrinazioni al bar: il più giovane prende tre caffè in un'ora, timoroso di perdere un conciliabolo privato o che si possa parlar male di lui.
Inizia l'andirivieni del CIM: servizi a domicilio, su appuntamento, ad ore fisse ed estemporanei, caffé 1, caffé 2, caffé 3, in formazioni variabili. Uno, che abita vicino, il pomeriggio si acmbia la cravatta e, d'estate, fa la doccia.
Transumano i promotori finanziari. La loro tecnica d'approssimazione varia: c'è l'amicone, lo scherzoso, il professionale impettito o malizioso, il saggio partecipe e coinvolgente. Tradotto in soldoni, hanno sempre qualche piccola bega da sbrigare per i loro committenti e amano uscire dai salottini, per appoggiarsi al banco senza interrompere la conversazione, per chiedere di perfezionare, tout de suite, quanto concordato nel vestibolo di fronte.
La coazione a ripetere dei sempre medesimi clienti si sfoga in un periodico ripresentarsi alle bussole, nelle quali restano un attimo irrigiditi per l'identificazione, prima di richiedere, a rotazione, sempre le stesse prestazioni.
Con fare elegante o concitato, fra languori telefonici e risate convenzionali, sciamano colleghe che mi ricordano le signorine dei telefoni bianchi. Compresa la gravida.
Quando, legittimamente, ma illusoriamente, un cliente decide di far fruttare i suoi beni, le sue evasioni fiscali, in un altro forziere, scattano le tecniche di tardivi riabbordaggi, per mettere in atto le quali, avendo sentore di adultere intenzioni, si provvede a bloccare i conti e a suscitare il risentimento dei male intenzionati, dai quali non ci separano i vetri e che spesso si sdraiano sul banco, ipnotizzati dal video.
Anche per pochi spiccioli si deve avvisare il gestore che si profonde in promesse e in affidamenti, quasi sempre con i soggetti più arroganti e presuntuosi.
Christian 2° è sempre più timoroso di non essere abbastanza virtuoso e, quindi, meritevole di riconferma. Per questo si avvita in sistematiche, piccole nevrosi che, far qualche anno, ne avranno fatto un perfetto automa.
Tran tran di routine.
Dicono che un paio di nostri gestori facciano gli attori oltre che il loro mestiere: eccedono solo in apparenze e si calano troppo in una loro, interiore, figurazione.
Telefonate a go go: qualcuno ha dei cognomi pirandelliani.
Ore 12,40 o 13, in base al traffico. Riappare Rita, latrice di buste colme di soldi e di colorati assegni.
Quando già si sperava di rilassarsi in attesa del pasto, bisogna uniformarsi alle esigenze temporali dei cash, in o out, per poi filarsela, prima che altre micro incombenze ti vengano sollecitate, incuranti dell'orario.
Primo pomeriggio.
Arriva trafelato un affidatario, negoziante nei pressi, a versare gli incassi, man mano che li realizza, torturato, in una riedizione dell'Inferno dantesco, dal suo cerbero gestore.
Pioggia o pioggerellina di fax con molesta richiesta di certificazione , stesso mezzo, ad operazione avvenuta: ultimo sprint dei correntisti replicanti. Invocazioni di apertura fuori orario degli ultimi deambulanti sul corso.
Ricompare il postino peruviano con i minuti contati: dai loculi giungono intimazioni di non chiudere le sacche.
Finalmente, una rigenerante ritirata al cesso.
Neanche per sogno. C'è già il cingalese, padre di famiglia e in attesa di cittadinanza, che, con secchi e scopettoni, ostruisce l'ingresso e che, ignorando il tuo desio, ti chiede chi lo ha sostituito la settimana prima.
La vita è altrove.

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