venerdì 2 novembre 2012

Chiaroscuri.

Che Gae Aulenti, "il tocco che abbellì il mondo", sia stata l'architetto che rabberciò esteticamente la Sede bolognese del Credem'a me, trasformando una soffitta, che era il magazzino delle preesistente ferramenta, rilevata a prezzi di fallimento, in un claustrofobico resort di tempietti indù, sotto gli archetti del quale, sullo sfondo, si intravedono i costretti colleghi, ansiosi di uscirne per qualunque meta, da un lato dimostra come, in cambio di pecunia, questi artisti milanesi siano tutt'altro che dei mecenati e, dall'altro, come il simulacro bancario di derivazione reggiana, ambisse a diventare un privé per affiliati ricchi e un emblema regale per i famigli al servizio personale di tutta la coorte. Per cinque anni, fu vietato apportare correttivi al manierismo condizionato della stilista. In carriera, fece anche due lampade per una ditta di articoli elettrici. Ogni vita luminosa ha le sue zone d'ombra.

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