venerdì 16 novembre 2012

Senza patria.

Uragano di missili su Gaza, lacrimogeni dal secondo piano del Ministero della Giustizia - proprio sopra gli uffici del Ministro - su un corteo di studenti. Sembra che i questurini ce l'abbiano in particolare con loro, per invidia e labilità organizzativa. Israele attacca perché le rivolte arabe della primavera scorsa, che non hanno coinvolto le petromonarchie, hanno invece modificato gli assetti su cui si reggeva la tregua a scapito dei Palestinesi. Come si fa a sostenere che non esistono "cupole" a salvaguardia di prioritari e particolari interessi e di mantenimento di assetti di potere ottenuti con la forza militare? Sono della stessa risma quelli economici nelle società occidentali, sovrintesi da "specchiate figure di competenti", trasformatisi, in questa guisa, in tecnici del manganello. La tecnocrazia che opprime la parte dell'Europa più povera, che non ha e che non avrà. Da noi non c'è stato neppure il tentativo di far confermare una linea politica dalla maggioranza del corpo elettorale: siamo stati gli unici a non ricorrere, fino ad ora, alle urne e la repressione delle prevedibili proteste popolari, proteste ai diktat del nord Europa, assume i connotati, ancora larvali ma non indefiniti, dei modelli sud americani, sotto il controllo statunitense. I comportamenti della polizia sono identici; il colpo di Stato è stato "bianco". In progresso di tempo, è facile immaginare che ogni rapporto di lavoro tutelato sarà aggredito fino alla sua estinzione, naturale o indotta, mentre la repressione preventiva si scatenerà su chiunque testimoni di non aspirare solo ad un'occupazione qualunque, ma alla propria dignità lavorativa e personale. Il Ministro Cancellieri, che ha dato ordine alla polizia di filmare e di fotografare gli eventi, ha prodotto un video nel quale si vede la testa di un corteo avanzare con i caschi sul capo, per proteggersi dalle manganellate che sarebbero piovute comunque e la sciarpa a coprire la metà inferiore del viso, per non essere riconosciuti e perseguitati dopo. Il film sfuma sulla carica della polizia, dalla quale la parte avanzata del corteo si protegge, coprendosi a testugine con i cartelli di contestazione che reca, spesso titoli di romanzi famosi. Che cosa crede di dimostrare? Importante, invece, il film dei lacrimogeni lanciati da dentro il Ministero della Giustizia, frutto della ripresa di un dirimpettaio con il telefonino, a testimoniare l'importanza dei social network, che, a tutti i costi, devono rimanere liberi. Il giorno dopo, il movimento fa i conti con la solitudine, nessun partito, nessun sindacato, nessun movimento si è mostrato solidale con loro ad attestazione della sua originalità. I simboli nostalgici sono stati pochi e non hanno caratterizzato i cortei. La manifestazioni si ripeteranno, sono state annunciate. La repressione sarà ancora più dura, i fascisti e i nazisti di Casapaound, hanno indetto nelle medesime giornate le loro sfilate. C'è da dire che il fascismo è immortale. La Digos, questa notte, a Roma ha presidiato, dall'interno, i locali d'accoglienza dell'ospedale Umberto primo, sciamando anche per i corridoi alla ricerca di qualche ferito ricoverato. I medici hanno curato, senza refertarli, contusioni, lacerazioni, teste e denti spaccati. Le mie fonti sono i miei amici romani, tutti più che maturi e nessuno politicamente impegnato. La solitudine dei manifestanti è però molto popolata: dopo le cariche della polizia, gli studenti hanno occupato quasi tutte l scuole. Ieri, almeno, i professionisti della violenza, i tecnici del manganello, indossavano le divise dei Ninjia, blu, con anfibi. Come i ninjia hanno menato botte da orbi per incutere il massimo terrore in personalità ancora fragili: giovani e giovanissimi, molti dei quali alla loro prima esperienza di piazza. Molti, infatti, erano neofiti. Poca organizzazione, quindi, nessun disegno preordinato, rabbia e coraggio nell'affrontare una violenza spropositata, improvvisa e incomprensibile. Questi cortei non avevano nulla di minaccioso, erano semplicemente distanti dalle rappresentanze politiche e sindacali. Sono stati pestati per il rifiuto delle logiche "indiscusse ed indiscutibili" che governano la gestione della crisi. Evidentemente, anche in Italia, la cittadella del governo è diventata la Città proibita delle mitologie asiatiche del potere. Da New York, a Madrid, in 87 città italiane e ad Atene, un po' come durante le primavere arabe, è l'indignazione emotiva a far da ispiratrice delle rivolte, ma, per ora, c'è, dall'altra parte, un principio non enunciato della spending review: i bastoni costano meno delle carote e, soprattutto, non alimentano illusioni. I partiti, i sindacati, nessuno escluso, cercano solo la loro conservazione all'ombra delle necessità tecniche, che giungono alla fine di una lunga sequela di smantellamenti di diritti conquistati con la lotta e che solo con la lotta potranno essere riconquistati. Una sequela che era stata solo troppo lenta. Il Governo Monti, nei suoi primi atti, ha compendiato tutti i suoi scopi e la sua azione. Cosa ha aggredito? Pensioni e dignità del lavoro. Da allora ha fatto chiacchiere come tutti gli altri Governi politici. Tra le giovani generazioni intellettuali sta crescendo un temibile fronte del rifiuto, una nuova soggettività morale e politica, che con i partiti non ha più nulla a che fare. L'Europa delle oligarchie distoglie lo sguardo, contando sulla frammentazione dei dominati, nei diversi Paesi del continente e sulla solida unità dei suoi interessi. Né fra la Plebe, né fra il Patriziato sussistono solidarietà di tradizioni, linguistiche e storiche, ma solo l'identificazione con le rispettive condizioni, senza che i soggetti fisici vengano mai a conoscersi. Il movimento popolare studentesco e precario è in larga parte spontaneo, sospinto dall'esperienza individuale e comune, privo di strutture, organizzazione e gerarchie. Privo di ideologie. Su questa prospettiva si abbattono i manganelli.

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