domenica 18 novembre 2012

Giustizia etno-culturale.

Nella totale ignoranza della stampa e della televisione, è stata emessa, in appello, una sentenza di assoluzione, per gli artefici di una pulizia etnica "buona", nella Croazia fascista e cattolica. Questi due caratteri che la contraddistinsero prima della federazione titina e che sono riemersi al suo dissolversi, per poi tornare sotto traccia e manifestarsi di tanto in tanto, furono all'origine della richiesta d'intervento del Santo subito, con l'avallo del nostro Premier D'Alema, a massacri materiali e morali consumati. I Serbi, infatti, avevano vinto la guerra e, dopo aver fatto strame dei mussulmani, rischiavano di egemonizzare la regione, a scapito della Croazia. Mentre delle nefandezze serbe sappiamo quasi tutto, di quelle croate, speculari, ma più limitate numericamente e territorialmente, non ci viene narrato nulla. Ebbene, dalla Croazia, i Serbi sono stati totalmente espulsi, sono state confiscate le loro proprietà, si sono separate le famiglie che si erano costituite. Solo nella regione della Kraijna, nella quale i Serbi in fuga dall'invasione turca, si erano stabiliti ed erano rimasti, stragrande maggioranza, per secoli, Ante Gatovina, rifugiatosi per crimini nella Legione straniera e da lì richiamato dal Presidente Tudiman per porlo alla testa dell'esercito croato e e Mladen Markac, anche lui insignito su due piedi del grado di Generale, portarono a termine la più specifica e mirata pulizia etnica del conflitto balcanico, dopo che l'elemento unificante era venuto meno con la morte di Tito e il dissolvimento dell'Impero sovietico, dal quale gli Jugoslavi si erano affrancati, rimanendo membri dei "non allineati". I due illustri sconosciuti alle nostre cronache, sono stati assolti il 16 Novembre 2012, in appello, dai reati a loro ascritti: l'espulsione del 90% degli storici residenti nella Kraijna e la soppressione, casa per casa, di 3.000 inermi, vecchi, malati e bambini troppo piccoli. In primo grado, Carla Del Ponte aveva ottenuto per i due, rispettivamente 18 anni di prigione per Markac e 24 per Gatovina. La Corte d'appello era composta da un polacco-americano, un turco, una senegalese, un maltese e un italiano, Fausto Pocar di Milano. Theodor Meron, il polacco-americano, aveva in precedenza aggiunto 12 anni di carcere a un ufficiale serbo, condannato in prima istanza, a soli 5 anni. In Croazia, prima della sentenza di appello, si erano tenute, nelle chiese e nelle cattedrali, delle veglie di preghiera. Cattolici e autorità pubbliche si sono profusi in manifestazioni di giubilo "per i nostri eroi" e li hanno accolti con canti, ovazioni e saluti fascisti, uno dei quali brevemente interpretato anche da un Ministro. Queste sono alcune delle tante manifestazioni, altrove mascherate, di un fascismo popolare rinascente , in un contesto di incertezze, confusioni e di redde rationem finanziari. Ungheresi, Polacchi e Croati in evidenza, antisemitismo rinascente, squadristi con rappresentanza parlamentare in Grecia, rivincità delle destre plurime e dissimulate dai tecnicismi, in Italia. Il nazionalismo nostalgico è esploso a Zagabria, contraddittorio rispetto alla richiesta di adesione all'U.E. che dovrebbe avvenire nel 2013. I festeggianti hanno celebrato il loro massacro "giusto", la espiazione rituale dei Serbi nel loro territorio. I partiti di destra croati si sono dichiarati apertamente filo-ustascia. Oltre alle veglie, si erano tenuti marce e comizi. Gostovina, il legionario e Merkac, liberati, sono stati accolti da una folla osannante e orante di donne recanti il Rosario. Markac ha gridato alla folla :"Dio esiste!" Poi, accompagnati da duemila "difensori della Patria", si sono recati in Cattedrale per il Te Deum di ringraziamento, officiato da tre vescovi vicari e da dieci sacerdoti. La Chiesa croata ha ripreso la testa dei movimenti patriottici e nazionalisti e ha fomentato l'odio verso i Serbi, definiti scismatici. Con questi nuovi partners è sempre più chiaro a chi e a che cosa serva la moneta unica, in spregio di ogni altro carattere e valore civile, storico e culturale. L'"eroica" operazione fu denominata "Tempesta" e fu condotta dalle milizie croate nella Dalmazia settentrionale, nella Lika, nel Kordun e nella Banja. Furono cacciati 230.000 Serbi dalla Krajna. Solo 30.000 di loro erano soldati. Contro di loro si abbatterono 138.500 soldati e poliziotti croati, ma anche legionari bosniaco-erzegovesi di nazionalità croata acquisita. Dopo l'operazione, non durante, furono uccisi i tremila civili serbi. La sentenza dell'Aja prende partito per una componente della primitiva guerra balcanica ed è un'offesa alle vittime. La notte precedente l'inizio delle operazioni , l'aviazione della NATO, partita dagli aeroporti militari ospitati sul nostro territorio, bombardò i ripetitori di Knin. La richiesta di adesione della Croazia alla U.E. venne accolta solo dopo l'arresto di Gotovina. Ora che i Croati sono felici di riaccogliere fra di loro, lui e quell'altro eroe delinquente, ora, cioè, che trionfa la menzogna, emerge ancora di più la connivenza europea nel disastro balcanico. Franjo Tudiman, Presidente croato e Izetbegovic, suo braccio destro, sono morti naturalmente. Milosevic è morto in carcere - non che non se lo meritasse - dove ora dimorano Radovan Karadzic e Ratko Mladic. Il tribunale internazionale dell'Aja per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, sta per chiudere i battenti. Prima di farlo, si è assunto la responsabilità, tutta politica, di amnistiare il fascismo croato. E' probabile che la Serbia si chiuda, ancora di più, nel suo nazionalismo. Quanto all'ipocrita mondo civile, che succederà se, per tragica analogia, venisse assolto anche Ratko Mladic? Non succederà, ma anche se succedesse, non reagirebbe, farebbe spallucce come stavolta, dimenticando che la giustizia è oggettiva solo per chi la apprezza e che al mondo le soggettività sono moltissime.

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