domenica 23 maggio 2010

Milone

Perché il Credito emiliano ha più filiali in qualche sperduta provincia calabrese che a Bologna?
E' stata la Banca d'Italia ad imporglielo?
Non è credibile. Senza un interesse materiale, un'azienda non si fa imporre la propria sede d'attività da nessuno e la Banca d'Italia di Fazio, politica a parte, non faceva paura a nessuno.
E se fosse proprio qui il busillis?
Percorrendo in macchina la Sicilia, mi sembrava di essere a casa, o quasi: dappertutto, accompagnate e commentate da una miriade di denunce improvvisate, affisse ai muri, circa la mancanza di un piano regolatore, fiorivano le gru delle cooperative emiliano-romagnole. Sia in Sicilia, sia in Calabria, le attività erano e sono assicurate dall'Unipol, pardon: UGF.
Ma non c'è incongruenza fra l'ideologia Maramotti e il rosso, sia pur affaristico delle Coop?
Pecunia non olet
"Io sono un uomo d'affari", diceva il primo Berlusconi a chi gli chiedeva se fosse socialista.
Anzi, la sinergia contraddittoria può essere efficacissima, come le "convergenze parallele", assurdo logico e geometrico di Aldo Moro.
Si raccoglie di più e si investe meglio a Calatafimi che a Bologna? Se sì, perchè e con quali modalità?
Credo sia giusto e opportuno porsi e proporre, internamente, questi quesiti.

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