domenica 23 maggio 2010

Milone

La natura padronale del Credem'a me-Max Mara fashion group, si evince da molteplici sintomi.
L'abito, prima di tutto, l'immagine verso l'esterno, più estetica che sostanziale.
L'arredamento delle filiali, funzionale all'accoglienza.
Intimidente per il popolo minuto, calda e solidale con i depositanti più pesanti e per le loro signore vacue e chiocciolanti.
Per gli uni e per gli altri, glamour e toni soft.
Peccato che in fondo ai pantaloni gessati a righe, facciano talvolta bella mostra di sé calzini corti mal accoppiati con le scarpe, che spesso cravatte sgargianti "sparino" sull'ordito e che, limitatamente al personale più giovane, le scarpe assomiglino a delle pagode.
Chi di gallina nasce...l'abbiamo già detto.
Ma ci sono altri segni di un costume bucolico e feudale, del tutto ignorante dei Lumi, del libero pensiero, di ogni volterriana esegesi.
La dimora del Padrone o, almeno, la principale, è un castello; i suoi famigli che curano la manutenzione nelle filiali, anche se ad uno di loro hanno revocato il mandato per appaltarlo ad una agenzia regionale meno costosa, sono gli stessi che cambiano le tapparelle e allacciano i fili nelle dimore padronali. Se tanto mi dà tanto, anche gli acronimi più importanti del Credem'a me devono essere parte pregiata della felice consorteria, con mansioni equivalenti. E noi, con passione e responsabilità, zampettiamo sui Suoi tappeti, ci confrontiamo sullo sfondo dei paesaggi o sotto losguardo attento dei soggetti di parte della pinacoteca di famiglia, distribuiti nei vari possedimenti immobiliari.
La cura degli ovili è affidata ad una honlus di Pastori professionali che sanno condurre le greggi dove l'acqua è più scarsa ed i prati più aridi, mantenendole in condizione d'uso.
Potrebbe sembrar strano, ad un esame superficiale e troppo succube dell'ideologia di consumo, che tanta privata finanza sia potuta sorgere in una provincia nella quale, anche il sole, per sorgere, doveva godere del bene placito del fu P.C.I., se non fosse per il realismo "responsabile" di cotaltra totalitaria consorteria, oggi giolittianamente ( trasformisticamente ) ridenominata, in attesa di tempi migliori ( parliamo delle future generazioni ), usa a prestar servizi in cambio di occupazione, per conservare la propria rappresentanza. ( segue )

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