mercoledì 8 agosto 2012

Spirito di olimpica empiria.

Seguo distrattamente le Olimpiadi inglesi, tanto ben organizzate e gestite da passare quasi inosservate, nella loro implacabile corsa alla cerimonia di chiusura, nel poco tempo disponibile per poterle gustare appieno. Non ha torto Beppe Grillo, quando afferma che ormai manca solo la gara di bocce perché i giochi olimpici siano espressione di ogni divagatoria contesa fra umani, in forma agonistica. Si potrebbero introdurre il lancio dei massi e delle forme, la gara fra spaccalegna ed ogni altra sagra primitiva e bucolica. Si alternano in una non più credibile professione di spirito olimpico, le situazioni più varie e solo apparentemente contraddittorie. Una giovane e implacabile sparatrice di Crevalcore dedica la quasi perfezione della sua performance all'Emilia, la terra tanto amata e tanto provata. Sotto la tenda, i compaesani brindano, inneggiano, festeggiano il primordiale trionfo e trasformano il piagnisteo della tragedia in un rituale folle di riso, in un baccanale di allegria. Il povero carabiniere alto atesino che, pur parlando un buon italiano tradisce la sua etnia esclusivamente austriaca, si duole, si pente, si accusa, si dimette. Tutto per essersi fatto scoprire positivo all'epo che confessa di essersi andato a comperare da solo (sic) in Turchia, subito fatto oggetto di una richiesta di delazione delle autorità di quel Paese. Lui, macchiato per sempre, solo perchè scoperto, "unico colpevole" di un misfatto del quale si sono macchiati tutti i maggiori campioni del passato e del presente, con il valido ausilio dei laboratori dei propri Paesi, ansiosi di visibilità e primato "sportivo". Lo spirito dilettantistico è morto da tempo e l'atleticità chimica è invalsa a fondamento di ogni successo che richieda un prolungato ed intenso sforzo fisico, celebrato fino a che, in omaggio ad una virtù pubblica e di facciata, a titolo esemplare qualcuno non incappi nella provetta, urinaria o ematica, del laboratorio di turno. In questo caso l'ostracismo, anche retroattivo, altrimenti la fierezza nazionalistica di cui ciancia il Presidente del CONI a cui segue il Cavalierato conferito dalla Presidenza della Repubblica. Intanto, gli Inglesi, dopo aver spento, spostato e riacceso la sacra fiamma olimpica e aver condotto in una sintesi, senza sbavature, i Giochi, si accingono ad archiviarli, dopo averli sottratti alle mire spartitorie dell'Italia rutelliana e del suo Tesoriere, il povero ladro Lusi.

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