sabato 11 agosto 2012

Equilibri e equilibrismi.

Ogni estate divampa una guerra civile in medio-oriente, fomentata dall'Occidente. Quest'anno tocca alla Siria, dove lo stallo sanguinoso fra insorti e filo-governativi si mantiene nonostante le defezioni, gli attentati e le battaglie in aree urbane, sempre più intense. Assad sarebbe già caduto se a sorreggerlo non ci fosse la Russia che ha ripreso il ruolo che fu dell'URSS. I Russi hanno in quel Paese una grande base aeronavale, tramite la quale mantengono un piede in medio-oriente e hanno ripreso a giocare le loro pedine, dopo aver collassato per molti anni e aver offerto nelle fiere occidentali, armi e anche velivoli, trafugati negli arsenali. Difficilmente il premio Nobel per la pace Barak Obama scatenerà una guerra pre elettorale; Bush o Romey probabilmente lo farebbero, ma, almeno per ora e anche dopo, se volese perfezionare la riforma sanitaria nel suo Paese, non potrebbe imbarcarsi in qualche cosa di diverso che non fosse un'eliminazione diretta, come quella, già in cantiere prima della sua elezione, di Osama Bin Laden. I "Volonterosi" paesi europei hanno beghe monetarie: l'italia sarebbe comunque pronta a fornire le sue basi, per ragioni umanitarie, anzi, la portaerei peninsulare è sempre alla fonda. Dalla casa madre abbiamo appena comperato 90 aerei da bombardamento con i quali essere presenti sugli scenari petroliferi e, domani, di questo passo, in un ginepraio strategico e militare dove saremmo i vasi di coccio fra i vasi di ferro, pronti a voltar gabbana ed a perdere la faccia, dopo aver perduto molte vite. All'interno, la guerra per il potere vede contrapporsi etnie, capi tribù e confessioni religiose interne all'Islam, che, nell'Iraq di Saddam, per tanti anni filo-occidentale, fino a sacrificare milioni di uomini in otto anni di guerra all'Iran e nella Siria degli Assad, erano state represse e non avevano potuto aspirare al potere. Fino ad ora. In entrambi i paesi al potere c'era il partito Baath, laico e unico, utile agli occidentali per tenere schiacciati i movimenti integralisti. Poi, quando questi regimi si sono troppo emancipati nella regone e hanno insidiato le teocrazie petrolifere circostanti, alleate degli Stati Uniti e minacciato, più con la propaganda che con i fatti, gli Israeliani, che sono il gendarme avanzato degli americani in medio-oriente e in buona parte dell'Africa, sono stati sovvertiti, con un intervento diretto e con un forte contributo in armi e logistica. A contenere gli islamici combattivi, oltre alla loro intrinseca corruzione, così speculare a quella dei "custodi della fede" alleati, c'è l'intelligence e l'azione dei Paesi arabi più ricchi, che influenzano le situazioni con donazioni, investimenti, bustarelle e influenze nelle quinte colonne politiche e religiose, pur in pericolosa ebollizione. Israele che si era sentita, all'epoca di Sharon, messa in discussione, nell'ipotesi di un nuovo equilibrio utile nella zona, ha ripreso sicurezza e orgoglio, anche se non ha ancora proceduto ad iniziative pubbliche contro l'Iran, paese non arabo della regione, già avamposto americano ai tempi del corrottissimo Scià. Qualche iniziativa privata deve averla intrapresa, se è vero che due scienziati di primo livello, due fisici che lavoravano al progetto nucleare, sono stati uccisi da sicari rimasti ignoti e provocato la vendetta simbolica su un gruppo di turisti Israeliani, in Bulgaria. Dopo la Siria, rebus sic stantibus, il prossimo obiettivo sarà appunto l'Iran, Rusia permettendo e, soprattutto, situazione finanziaria del mondo occidentale permettendo, o, forse, fomentando, in un gioco di domino che, all'epoca della guerra fredda si è sempre fermato sul crinale del precipizio, in cambio della soggezione e della schiavitù di interi popoli e di carneficine periferiche. Ma in questa mancanza di riferimenti? O i riferimenti ci sono e non si colgono?

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