lunedì 29 agosto 2011

Milone

Caro Milone, rieccoci qua.
La citta è ancora deserta. Evidentemente, i bolognesi non demordono e fanno le loro vacanze, a costo d'indebitarsi, come Dio comanda.
Si vive una volta sola e del doman non v'è certezza.
La prima ad entrare, questa mattina, è stata Anna dei Miracoli, una ragazza normalmente vitale e forte, che però oggi ho visto smunta, bianca come un cencio e con una pancia che, ormai, sta sovraperformando la mia. Recava sulle spalle la sua bisaccia professionale per compensare lo sbilanciamento anteriore.
Con buona pace degli scuotimenti e vibrazioni, da evitare, il prossimo concittadino recherà nella sua memoria prenatale il tumulto del mare in tempesta, forse un tifone tropicale, se è vero che a Bologna ha fatto tanto caldo.
Spero che questo impegno, obiettivamente faticoso, le procuri tanta gioia, dato che noi, Credem'a me Milone, delle gioie che non siano le nostre, pur con tutti i manierismi, le cineserie e le apparenze convenzionali, ci curiamo quanto i fiorentini della loro beata più citata e venerata.

La Casa della Birra di Monaco di Baviera, lo storico locale nel quale Adolf Hitler fondò il Partito Nazional Socialista, in un profluvio di rutti e peti e con un numero legale di votanti ridotto per l'abnorme affluenza presso le ritirate, è ancora aperto. Conta 1.200 posti a sedere e lacune non se ne notavano.
I Tedeschi, quando non sono filosofi,musicisti o fisici nucleari, ricordano ancora i barbari da cui discendono. Di stazza imponente, alcuni sono talmente gonfi di birra da assumere sembianti elefantiaci, tali da rimpicciolire, al confronto, le grandi motociclette che, fino alla mezza età inoltrata, amano cavalcare. Grandi frequentatori di saune e bagni turchi, essudano tossine ma non diminuiscono di un centimetro. Continuano a bere, in un silenzio da "grigi borghesi di corte vedute", come si compiacciono di definirsi, con una agghiacciante fissazione - anche da ubriachi - da "uomini senza qualità".

Ho ricevuto sull'I Phone la nota mensile della rivista Il Mulino, nella quale il Direttore, Piero Ignazi, lamentava come gli Italiani siano privi di riferimenti e di ricorrenze civili comuni.
Gli Statuniteni, pur esiti di una guerra civile e federati in una galassia di Stati autonomi, tranne che in politica estera e militare e nella legislazione penale di competenza federale, hanno conseguito una coscienza comune, fondata su sentimenti morali, tanto sentiti, quanto immaginari, come in tutte le mitologie costitutive.
I francesi si illudono ancora di essere i depositari del libero Pensiero, per via della Rivoluzione dei bottegai del 14 Luglio. Sui tedeschi, l'illustre politologo si è astenuto.
E noi? Non una ricorrenza civile nella quale identificarci se non in rapporto alla fruizione di "ponti" vacanzieri. Le nostre ricorrenze mutano secondo gli eventi storici recenti, che hanno visto noi, connazionali, su fronti radicalmente contrapposti, anche se denegati e nascosti, pari agli interessi particolari o clanici.
Per questo, secondo l'autore, "per realizzare risparmi miserabili", il Governo si propone di cancellare la Festa del Lavoro, la Liberazione dell'Italia dal Nazi-Fascismo, la nascita della Repubblica e della sua Costituzione democratica. Che, con i risparmi hanno un'altra relazione, ma confondono lo 08 con il 18 ( art. Legge 300 1970 ).

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