venerdì 19 agosto 2011

Considerazioni agostane.

Mentre impazza il riempitivo mediatico dell'estate, quest'anno incentrato sull'ineluttabile recessione e razionalizzazione dei rapporti economici e sociali, non più in Italia, ma nel mondo ( intero? )si assiste, in realtà, alla riedizione continentale del default da clientele del 1992, preceduto da svalutazioni cicliche della lira. Anche nel 2008 si andò in recessione, senza innovare in senso civico il costume nazionale e mediterraneo, che alla povertà costante di ampie fasce della popolazione fa corrispondere qualche regalia, a discapito di chi, invece, avrebbe maturato i requisiti per godere di giusti riconoscimenti. Non accenna a diminuire l'evasione fiscale anzi, a danno dei contribuenti costretti alla contribuzione, monta nella destra anti tasse ( quelle che dovrebbero pagare i loro elettori e che non pagano ) il rigetto di un buon piano Tremonti. Quando fu istituito l'euro per tutelare l'area continentale più attrezzata dagli influssi concorrenziali del mercato globale, attraverso un mercato interno autosufficiente, pochi si chiesero se gli Stati Uniti avrebbero accettato di veder crescere, senza colpo ferire, una concorrenza economica di pari importanza, per di più irresponsabile sul piano militare. La risposta potrebbe essere negli eventi attuali che, agendo sulle leve della finanza e senza risparmiare la propria realtà, sta mettendo in dubbio la sussitenza dell'euro stesso. O dovremo acconciarci ad una tutela tedesca? Nulla di imprevedibile, né di imprevisto. La causa principale del default da debito è la mancanza nei paesi dell'aera mediterranea di una cultura civile, né presso la sua classe politica, né presso quella economica, né, checché ne ciancino i moralisti d'occasione, presso la popolazione. Ma non sarà rovina, tranne che per i soliti noti.

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