giovedì 23 giugno 2011

Milone

La maternitù non è affatto favorita, caro Milone.
Me ne rendo conto, constatando i vari maccheggi alle porte d'accesso, con disinserimenti vari degli allarmi e dei magneti, accompagnati da sbuffi e improperi, quando una mammina si affaccia smarrita all'ingresso. Quando si tratta di extracomunitarie - le uniche procreatrici meritevoli del termine, in questi tempi grami - non se ne parli..
La mia generazione è quella che ha dato di meno: l'ideologia ribellistica del "vogliamo l'impossibile", pur foriera di una chiara evoluzione civile e civilistica, ha comportato, per i limiti oggettivi e quelli complicati della nostra povera natura umana, un invecchiamento progressivo in tutti i sensi.
Il baggiano mercantilismo ha aggravato la tendenza e ha offerto ogni sorta di giustificazione, fra la mistificazione e l'illusorietà, ad egoistiche visioni.
Purtroppo, non è la sede e non c'è il tempo per sviscerare un fenomeno complesso quanto, in gran parte, inconsapevole presso i suoi ( mancati ) protagonisti.
A noi basti il superficiale sentore di un fastidio evidente, quando, nel tentativo di non rallentare l'operatività, inneschiamo un lacerante sibilo per i timpani, mentre i pargoli, basiti e con gli occhi sgranati, cominciano a prender sentore si un'artificiale realtà.
Quanto a noi, credem'a me Milone, sono di più i postel richiesti ai primi sintomi di gestazione, che la passione e la responsabilità procreatrice.

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