mercoledì 7 settembre 2011

Milone

6 di settembre, giornata pre-autunnale. Sono in sciopero a tutela di quell'art. 18 che protegge le maestranze anziane dal collocamento forzoso a riposo, nell'ambito del quale, le pensioni non potranno reggere a lungo il loro pur modesto potere d'acquisto. I giovani lavoratori a intermittenza, precari come una lampadina in procinto di spegnersi, erano probabilmente al lavoro. Uno, tre, sei mesi di ingaggio non possono prevedere decurtazioni di paga.
Prendo l'automobile e commetto lo stesso errore di molti altri; mi trovo, cioè, imbottigliato sui viali di circonvallazione, dove i vigli, come gli antichi castellari di guardia alle porte d'accesso della cinta muraria, che fu poi colpevolmente abbattuta, marginano il traffico.
Coloro che svolgevano un'attività commerciale su gomma, quelli che si muovono solo in auto, inframmezzati da ciclomotoristi, ciclisti ecologisti che pedalavano nello smog e pedoni trasandati, sembravano uno sciame di insetti impazziti, come se ne vedevano una volta, intorno al mosto nei tini.
Rimbalzavano contro lo schermo invisibile dell'amministrazione, restando nei pressi.
Nella confusione, qualche stuntmen zigzagava, faceva inversione ad U, metteva a repentaglio la sicurezza, ma non si muoveva dalla cinta periferica.
Recuperata, dopo molto tempo, una via di fuga, andavo in cerca di qualche lavoratore dotato di passione e di responsabilità, ma non trovavo un ufficio postale aperto in nessuno dei pur popolosi e serviti suburbi e nulla di mia spicciola utilità.
Caparbio come un reazionario, imboccavo un casello autostradale sperando di poter cambiare il telepass, prossimo all'esaurimento,presso un Punto blu, ma, ad accogliermi, davanti alla porta serrata, ho trovato solo un ombrello di servizio, dentro l'apposito contenitore.
In compagnia di due dei miei formidabili nipoti, mi sono inerpicato, quindi, sulle dolci vette del nostro Appennino, in un progressivo rannuvolarsi, fino all'approdo di una gradevole trattoria, di buona qualità.
Se non ora, quando?

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