venerdì 17 luglio 2009

Rituali commemorazioni.

Incappo, per la noia da telecomando dei miei nipoti, nella ennesima commemorazione vuota e rituale di un soldato venticinquenne, morto per l'esplosione di una mina (non la prima) posta lungo il suo percorso. Mentre il cappellano militare ripete le solite litanie delle messe funebri, osservo i genitori: la madre è ripiegata su se stessa e non sembra prestar fede alle ripetitive parole, il padre terreo e scavato nei tratti del volto pare compendiare l'assurdità della situazione; le sorelle, invece, sembrano normali. la loro vita prosegue come prima, senza fughe dalla realtà per ricercare un illusorio affrancamento, attraverso uno stipendio rinforzato. Il giovane emigrante era già ala sua terza missione "di pace", pur avendo annotato nel suo diario che "la guerra è uno sporco affare". A questo sporco affare si era a sua volta adattato, anche se non escludo che conservasse, nei compartimenti stagni di una coscienza dimidiata i suoi primitivi, ma ancor freschi sentimenti e principi. Così si interrompe, prima di conoscere la frustrazione e il fallimento, la vita di un povero che aveva cercato impiego nello Stato, come molti altri suoi corregionari e vagheggiato eroici sogni di affrancamento nella retorica militare, a lui nemica, e che poteva prevedere, come ha previsto per lui, la morte.
Le sorelle bovinamente produrranno altra carne da macello per lo Stato o altri servi per questo o quell'apparato.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti