martedì 2 giugno 2009

Ricorrenze.

Il 25 Aprile abbiamo festeggiato l'amara memoria dei pochi sopravvissuti, ancora in grado di riferire la loro esperienza diretta di quei fatti. Quanto ai sentimenti che li hanno sottintesi ed ispirati, si rientra nel vago della coscienza e della sua non affidabile sincerità. Restano, per tutti, i fatti, almeno come vengono rappresentati, e, per ciascuno, gli impulsi che li hanno mossi a rischiare la propria vita e ad uccidere, aggiornando il senso morale, mano a mano che le vicende si dipanavano e secondo gli esiti generali e soprattutto per se stessi, che andavano configurandosi. Quel groviglio è alle loro spalle, come ormai la loro vita.
Il primo Maggio abbiamo suonato e cantato, da noi stessi, una assordante e stordente litania senza più contenuti; il trambusto da balera di un impegno tradito, vagheggiato, a ritroso, solo dai pensionati.
Il 2 di Giugno, celebriamo laicamente, solo nelle sale e fra gli arazzi, il rovesciamento del responso popolare ad opera del Ministro di Polizia Romita, del referendum istituzionale, che aveva sancito l'estraneità della maggioranza della popolazione alle vicende belliche e, soprattutto, resistenziali, con la riconferma della rassicurante e pavida figura della Famiglia reale. In questo si erano distinte le plebi meridionali e i loro maggiorenti, presso i quali i Reali si erano rifugiati, la Chiesa cattolica. Gran parte del voto femminile era andato alla monarchia. Qualche soldatino con qualche gonfalone e qualche Sindaco in scadenza, fa ignorata mostra di sé, per breve tempo, sulle piazze principali, sotto il sole o la pioggia, mentre le famigliole intasano i giardinetti, con biciclette, cagnolini e figlioli.

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